Alla volta del Canada

Raramente ci è capitato di dover affrontare un viaggio così lungo: il timore di trascorrere ben 9 ore in volo, dovendo trattenere  Lorenza seduta per così tanto  tempo,  per giunta con la cintura di sicurezza costantemente  allacciata, ci preoccupa non poco. Ma ormai il biglietto è fatto, e il volo si deve affrontare in qualche modo!

Di prima mattina ci  avviamo verso l’aeroporto di Roma, dove tutto fila liscio, grazie alla pronta e celere  assistenza che viene offerta ai disabili che, se informati su questa possibilità, ne facciano richiesta. La prima volta che abbiamo fatto uso di questo servizio è stato su consiglio di un altro genitore: Lorenza cammina autonomamente e quindi non ci era mai sembrato necessario, ma in effetti, per far fronte al caos e alle file interminabili degli aeroporti, ci è parso fin da subito un ottimo sistema per non esasperarla…e anche per darle l’ebrezza della velocità! Non appena vede giungere il baldo giovane in divisa che tra la folla chiama il suo nome, Lorenza sale quindi di corsa sulla sua sedia a rotelle, che le sembra una elegante carrozza lucente, e si fa trasportare pigramente lungo tutto il percorso che ci porta quasi fino all’interno dell’aereo. A molti dei passeggeri, seduti sulle proprie valige in attesa di arrivare al banco del check-in, sembra un abuso vederci scavalcare la lunga fila e superare velocemente il controllo e qualcuno lancia anche un eloquente sguardo di disapprovazione, ma vi assicuro che si tratta solo di un piccolo “privilegio”, tra le tante difficoltà del nostro complicato viaggio, che accettiamo con piacere!  Saliamo sul velivolo per primi, in modo da poter cercare con calma i nostri posti, senza la pressione di chi, sulla precaria scaletta dell’aereo, potrebbe tallonarci con il suo trolley, immotivatamente impaziente di salire, senza rendersi conto della fatica che Lorenza fa per evitare di inciampare. Siamo ormai da un po’ nella nostra postazione, pronti al decollo, quando cominciano a giungere a sorpresa ripetuti annunci di ritardo nella partenza, per motivi tecnici: sopraggiunge allora l’ansia. 

Considerando la massima tolleranza fisiologica di Lorenza, sottratti i tempi dedicati a consumare i tre/quattro piatti di bordo e la visione sicuramente parziale di un film di durata media, un ritardo di 1 ora nella partenza non può’ assolutamente rientrare nei nostri tempi di sopportazione! Una volta spiccato il volo, però, tutto sembra andare per il meglio: tra i numerosi film da guardare sul mini schermo personale,  i frequenti passaggi degli operatori di bordo che dispensano bevande e  snack ad ogni pie’ sospinto, le coccole delle sorelle e qualche gentile sorriso delle hostess, le ore scorrono inaspettatamente veloci e Lorenza si dimostra incredibilmente tranquilla e collaborativa, senza mai perdere d’occhio tutti coloro che le passano  intorno, pretendendo di volta in volta di avere accanto chi le sta più simpatico in quel momento (cosa che se per un verso permette un  po’ di riposo a ciascuno di noi, dall’altro comporta continui spostamenti, infastidendo i vicini, che non si danno ragione di quel gran traffico).

Ben vengano  allora le compagnie di linea e i  passatempi che si inventano per illudere i passeggeri che il tempo di viaggio “vola”, soprattutto nel caso si debbano fare questi viaggi infiniti, e bocciati invece i  voli charter, in cui l’unica, misera distrazione è rappresentata da un “tristissimo” panino a metà volo ed un bicchiere razionato di acqua per mandarlo giù ed evitare la disidratazione da pasto asciutto!

E così, finalmente, arriviamo in Canada, dove troviamo una impensabile temperatura di 32 gradi, preannunciata già dal nostro monitor di volo ed un incredibile tasso di umidità (tanti chilometri per ritrovare il clima lasciato in Toscana!). Lorenza intanto viene accolta dall’assistente dell’aeroporto canadese che, con il suo inglese quasi incomprensibile per noi, più abituati al classico british, ci indirizza prontamente verso lo sportello dove ci faranno compilare il modulo di ingresso in Canada, interrogandoci sul perché, come e quanto rimarremo nel loro paese: motivi di sicurezza, ci raccontano, ma sarà proprio così? Intanto, godiamoci questo inizio di vacanza, che ha tutto il sapore di una graditissima efficienza, e proviamo ad annullare i segni del jet lag e della fatica del viaggio che ci ha seriamente “provati”!