Scatti “seduta stante”

Di sicuro ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà manifestato il proprio totale disappunto assistendo all’interminabile sequenza di scatti fotografici che contraddistingue il “turista giapponese”. Quest’ultimo, incurabile di qualsiasi agente atmosferico avverso, è capace di fotografare ogni vetrata che vede, sia questa all’interno di una maestosa cattedrale o di una modesta chiesetta, ogni particolare dei monumenti che visita o addirittura di fermarsi per strada, in mezzo alla folla, per immortalare nella sua reflex di ultima generazione tutti gli oggetti bizzarri che vede sul suo cammino.

Questa volta, però, ci siamo sentiti un po’ giapponesi anche noi: riguardando le foto scattate a Lorenza, abbiamo infatti contato decine di scatti in cui appare seduta su fantasiosi appoggi e strani oggetti foggiati in forma di sedia. Ne abbiamo proprio per tutti i gusti: ci sono le mistiche panche delle chiese, essenziali punti di riferimento per trovare calma e refrigerio dalla calura estiva esterna, in cui di solito abbiniamo al contempo l’attività culturale di visita del luogo sacro,  con le  esigenze  funzionali più pratiche. Ci siamo rifiutati una volta di entrare in una chiesa dove all’ingresso troneggiava uno “sconcio” cartello recitante “no public restroom”, sintomo per noi di assoluta inospitalità.

Oppure ci sono i gradini, muretti o cordoli lungo le strade, in cui ci fermiamo per far riposare Lorenza e farla dissetare; o ancora le panchine delle piazze (che a Boston sono talmente tecnologiche da essere dotate di presa USB integrata, una vera attrattiva per tutti i “social” incalliti della famiglia!); ma anche le sedie sdraio colorate collocate nei giardini, o ancora i divertenti pupazzi a forma di sedia raffiguranti orsi, alci o qualsivoglia animale tipico del Nord America, disseminati fuori dai bar o all’interno degli shop dei musei, per giunta di grande interesse turistico!

In realtà, per noi la sedia, la panca o lo sgabello, di qualsiasi forma esso sia, assume il significato di oggetto basilare, quasi un’oasi nel deserto, visto che concede a Lorenza una tregua  dalle lunghe passeggiate in città o dai tour tra i monumenti. Lei infatti, pur mostrando un’inaspettata resistenza alle camminate, ha bisogno di frequenti soste, anche se brevi, per recuperare le energie: un sorso d’acqua, un abbraccio a chi le sta più vicino, un’occhiata alle foto del cellulare, e si torna pimpanti e ricaricati, pronti per ripartire! E così, ci ritroviamo spesso a farla sedere su improbabili sedili, come cordoli spartitraffico o aguzzi spigoli di colonne che ben poco hanno di confortevole, ma rappresentano per noi, e soprattutto per lei, una vera e propria boccata di ossigeno. Evviva, allora, le città con panchine, sedili e fontanelle: del resto, anche questo è un semplice, se pur fondamentale, segno di civiltà!