Non accodiamoci

Lorenza odia le code.

Odia anche fermarsi davanti alle vetrine dei negozi.

Odia aspettare perfino al ristorante.

Odia aspettare in genere, anche se da quando è piccolina la sua operatrice di CAA tenta, a volte ancora invano, di proporle il significato del simbolo “aspetta”, per guadagnare qualche minuto di attesa e frenare la sua insita impazienza.

Il senso dell’attesa è spesso estraneo a ragazzi con disabilità mentale e normalmente loro agiscono nello stesso momento in cui pensano a qualcosa.

Memorabili sono i furti di formaggio, fatti a tavola da Lorenza al malcapitato che, senza una progettazione, le si siede di fronte, così rapidi da far comunque perdonare il gesto con simpatia, pensati e messi in atto in una frazione di secondo.

Per questo, è improponibile per lei affrontare le interminabili code per salire sulla Tour Eiffel, piuttosto che per entrare al Louvre, o per salire su una giostra a Disneyland, o peggio ancora le code dell’Expo…

A questo punto per noi diventa indispensabile non “accodarci”

In che modo?

Intanto, dotandoci di una buona dose di faccia tosta, tale da superare tutte le persone ordinatamente in coda, che non sempre riconoscono Lorenza come una persona disabile; quindi rivolgerci al personale di servizio, chiedendo di concederci la priorità d’ingresso, nelle lingue più improbabili, e con la giusta dose di aggressività, da tirare fuori in caso di risposta negativa.

A parte l’Expo di Milano, dove le nostre richieste sono andate a buon fine nel 50/60% delle volte – a causa della sopravvenuta disabilità di migliaia di persone inspiegabilmente – normalmente la nostra richiesta va a buon fine ed entriamo prima di altri.

Lorenza, a questo punto, entra spavalda e trionfante.

Ultimamente, a Toronto, siamo riusciti addirittura a salire sulla CN Tower nell’ascensore privato, un privilegio riservato a pochi fortunati, premurosamente accompagnati dagli addetti alla sorveglianza.

Ma il top l’abbiamo raggiunto al Parlamento di Ottawa. Anni di “privilegi” sono stati di colpo sminuiti da un evento inaspettato: questa volta eravamo pazienti in coda, senza aver chiesto la priorità, ma, non appena il sorvegliante ha visto Lorenza in sedia  a rotelle, in attesa “dell’imbarco” in ascensore per salire sulla torre, ha fatto scattare il Piano X.

Tutti giù dalla torre, arriva l’ospite VIP – che deve necessariamente visitare la torre da sola con il suo assistente, e rimanere a rimirare il panorama tutto il tempo che desidera! In men che non si dica, si apre un varco che consente il passaggio prioritario al visitatore di riguardo.

Lorenza sprizza felicità da tutti i pori: la torre è tutta sua e può addirittura farsi fare un reportage fotografico dal babbo. Una vera goduria.

Peccato che questa volta tutto ciò è stato determinato unicamente da protocolli di sicurezza!

A volte però basta crederci.