La grande mela… me la mangio

Ed eccoci arrivati a New York, la tappa più cool del nostro viaggio. La nostra prima impressione è quella di una città particolarmente densa. Non solo densa di monumenti, locali o negozi, ma soprattutto densa di persone, cosa che ci preoccupa non poco per via di Lorenza, il cui comportamento, inteso come probabili “eventi calamitosi”, risulta direttamente proporzionale alla densità abitativa del posto che frequenta. Proviamo a spiegarci meglio, fornendo esempi concreti di quel che può accadere (ed è accaduto..!).

Il primo giorno, già completamente spaesati nel percorrere le strade newyorkesi dalle dimensioni spropositate – tempestate di mille cartelli che ci bombardano con messaggi commerciali di ogni tipo – lungo il tragitto verso l’appartamento, decidiamo di acquistare una carta per la subway, che ci permetta di percorrere in lungo e in largo la città per l’intera settimana, avendo escluso assolutamente la possibilità di circolare in macchina a causa del traffico frenetico.

Così, dopo aver individuato la fermata più vicina a casa, ci avviamo percorrendo scale e scalette in discesa, sempre più in profondità, verso le sudicie viscere della città. Siamo in attesa del treno, stando rigorosamente entro la striscia gialla, tutti vigili affinché Lorenza non si lanci nel vuoto dei binari e soprattutto non urti qualche passeggero in attesa, determinandone il fatale “tracollo”: infatti, grandi cartelli affissi ai muri mettono in guardia sul pericolo di essere spinti sotto, situazione che in America rappresenta un elevato tasso di incidenza di omicidi! Per fortuna Lorenza non trova molto allettante questa ipotesi, mentre invece si mostra incuriosita per il nuovo ambiente sotterraneo e impaziente di entrare nella prima tra tutte queste scatolette refrigerate ( grazie all’aria condizionata sparata si avverte un’escursione termica notevole) che le sfrecciano davanti.

Finalmente arriva quella giusta, direzione Manhattan. Si aprono le porte e cerchiamo tra i tanti vagoni quello che sia un po’ meno affollato, ma la situazione è la stessa in tutti, e noi non abbiamo scelta, dobbiamo entrare..soprattutto perché Lorenza inizia a tirare in direzione del treno! Ci facciamo quindi strada e individuiamo una barra di sostegno a cui aggrapparci, disponendoci a cerchio intorno a Lorenza per reggerla e al contempo per proteggere le persone vicine, di ogni stile e nazionalità, dai suoi “saluti espansivi” (e mai discriminatori!). Ci sembra che sia tutto sotto controllo, Lorenza è elettrizzata e ride alla partenza della metro, le sue mani sono entrambe sulla sbarra ma…….un momento, non abbiamo considerato i piedi! Infatti, nella smania e nell’euforia del momento, Lorenza ha iniziato a muovere i piedi in tutte le direzioni e, inevitabilmente, ha pestato i piedi agli inconsapevoli passeggeri che le viaggiano intorno..! Tra questi, anche ad un povero ed ignaro bambino americano di poco più di cinque anni, a cui tocca sostenere per qualche secondo il peso del piede di Lorenza sopra il suo, tanto che inizia prima a borbottare dei flebili “ouch, ouch!”, per poi, in una crescente disperazione, scoppiare in un pianto disperato, rivolto ai genitori, di fronte alle nostre facce mortificate e ai nostri imbarazzati “sorry”! Per fortuna, la prossima è la nostra fermata: ci dileguiamo rapidamente, confondendoci tra la marea di gente che esce, lasciando il piccolo in lacrime..viaggiare con loro è anche questo, sentirsi responsabili di guai commessi da queste pesti!

Altra linea di subway, altra sosta: oggi, tappa alla Lady Liberty, la statua della libertà che ha accolto tanti italiani emigrati in America e continua a salutare tuttora tanti turisti. Sbarchiamo dal traghetto in una tersa e soleggiata mattina e, come noi,  centinaia di altri turisti che arrivano sull’isola per collezionare scatti sullo sfondo della ridente signora, immortalata in tutte le proiezioni, a testimonianza del loro viaggio. Lorenza invece ha ben altre esigenze e le basta guardarsi intorno per sbirciare quello che sarà il suo prossimo oggetto del desiderio: la mela rossa che una bionda turista sta addentando con gusto sarà sua. Il tempo di scattare qualche foto, distraendoci un attimo, ed ecco che le basta un veloce e furtivo gesto per afferrare la mela, sfuggendo alla nostra sorveglianza! Per fortuna, questa volta, la vittima è una simpatica americana che, dopo un attimo di sbigottimento, sorride divertita: “don’t worry!” ci dice. “Be happy” continuamo noi, anche se Lorenza non sembra tanto entusiasta del suo mancato spuntino, e avrebbe preferito che la dolce fanciulla fosse un po’ più generosa e le cedesse la mela! Nel frattempo, ci scusiamo ancora una volta e ci raccomandiamo a vicenda di perfezionare i nostri già affinati “sistemi di contenimento”, poi proseguiamo la visita fingendo che non sia successo nulla.